La fuga dei giovani ci svuota le tasche: persi 16 miliardi
Calcoli alla mano, i costi legati alla formazione fino ai 25 anni di età, tra quanto investe la famiglia e quanto fa lo Stato, ammontano a circa 125 mila euro. Le ragazze e i ragazzi che nell’ultimo decennio hanno lasciato la nazione sono più di 250 mila. E in dieci anni da questo “esodo” abbiamo perso 16 miliardi, l’equivalente di un punto di PIL. «Non voglio esagerare ma corrispondono a una manovra di bilancio. È un dato che deve fare riflettere», dice Giuseppe Arnone, docente, imprenditore, presidente della Fondazione “Italiani in Europa” e autore del libro Italiani nel cuore.
Quanto fatturato genera il turismo di ritorno?
«Gli italiani residenti all’estero (e tutti i discendenti) corrispondono a circa 80 milioni di persone. E la stragrande maggioranza è originaria del Mezzogiorno. Cavalcare questo trend per costruire un turismo di “accoglienza” per i figli e i nipoti di coloro che 30, 40 o 50 anni fa hanno lasciato l’Italia, sarebbe una strategia per rivalutare i piccoli borghi, specie quelli del Sud, facendoli riscoprire agli oriundi. L’ENIT, l’ente italiano del turismo, sostiene che dal solo continente americano, ogni anno arrivino nel nostro Paese circa 670mila turisti d’origine italiana, generando un fatturato che si avvicina ai 700 milioni di euro (dato ovviamente pre-pandemia). La portata di un’offerta turistica dedicata sarebbe veramente vigorosa. Questa potrebbe essere facilitata dai tanti contatti che ci sono ancora tra i parenti in Italia e gli emigrati di seconda o terza generazione. Molti di questi hanno voluto mantenere un’abitazione nel Paese di origine, spesso semplicemente per ragioni affettive, per non recidere definitivamente il legame con il territorio di nascita».
Per l’intero articolo: ilbollettino.eu